Questo è il titolo di un articolo (in inglese) di Sky News:
‘Concerning increase in fatalities’ due to cow’s milk allergy in children
Preoccupazione per la crescita di fatalità dovute alle allergie al latte vaccino nei bambini.
Questo invece è il titolo di un articolo su il fatto quotidiano inerente a un altro tema (affine):
Bill Gates: “Ecco perché dovremmo mangiare solo carne sintetica”
Inoltre, un altro articolo di Sky News, lo stesso Bill Gates propone, per le grandi nazioni (inclusa la nostra dunque), di mangiare carne sintetica per contrastare l’effetto serra.
Ma perché questo discorso esclusivo per i paesi ricchi?
Al momento i costi per la produzione di carne sintetica sono insostenibili per i paesi più poveri, i quali, invece, potrebbero usufruire della genetica per ottenere un tipo di “mucca” con un apparato digestivo differente, in grado di non emettere quelle quantità di gas che contribuiscono al surriscaldamento globale.
Io non conosco personalmente il signor Gates e non uso i suoi prodotti, dunque desidero che si capisca che l’articolo ha l’obbiettivo di esprimere un messaggio, non idolatrare o dare risalto a qualcuno. Non entro nel merito, dunque, delle traiettorie cospirazioniste relative a Bill Gates, poiché non è questo il punto.
Che ci piaccia o no, le figure là fuori che rappresentano un nostro credo o per cui tifiamo, sono persone come noi con i loro propri difetti e pregi, così come la loro propria visione e modus operandi. Non sempre possiamo essere felici di chi rappresenta o rappresenterà un partito o una Causa, come in questo caso del Cambiamento Climatico e di un’alternativa all’alimentazione moderna, e dunque dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo, altrimenti mettiamoci in pista, tiriamoci su le maniche e facciamoci sentire.
L’altro giorno stavo a tavola con degli amici, per una piacevole cena. Loro sanno che sono vegano da anni (e comunque non credono nella mia totale onestà alla causa), e così è successo che siamo arrivati al dolce e per me non c’era nulla di eticamente mangiabile. Il dolce erano dei mini snack, grandi la metà di una falange, al cioccolato e ripieni di altro cioccolato o cocco. Così mi chiedono di fare un’eccezione.
“E’ solo un pezzettino. Non succede niente.”
Ovviamente è così, ma è soltanto un imbroglio di prospettiva. Questo atteggiamento di “è solo un pezzettino” oppure “per una volta non ti fa niente”, è ciò che ha portato il mondo a questo evento quasi invisibile del cambiamento climatico.
Ridicolo, vero?
Il punto è che avrei potuto mangiare quel “pezzettino”, e farli contenti. Ciò che vorrei mostrare è che un pezzettino a me, uno a te e un altro ai vicini e così via, portano a milioni di quei pezzettini.
Noi non dobbiamo mai pensare che il nostro singolo atto sia unico. Noi, sì, siamo unici, ma pur sempre parte di un eco-sistema. Unici ma insieme.
Ciò che oggi, paradossalmente, sta portando alcune compagnie e personalità come Bill Gates e Leonardo di Caprio, a sostenere e realizzare carne in laboratorio (e il marchio Beyond meat ha prodotto carne finta dal gusto assurdamente reale), è il risultato di singole azioni che nello stesso tempo e di continuo sono state perpetrate senza alcuna consapevolezza.
Quindi, no, quello non è solo un pezzettino, fosse anche grande quanto l’unghia di un mignolo, è un prodotto industriale di vasta portata, impacchettato con plastica e spedito in tutto il mondo attraverso una rete che utilizza combustibili fossili che contribuiscono al surriscaldamento climatico.
Personalmente non sono diventato vegano perché credo sia ingiusto mangiare carne di un altro animale, lo sono diventato poiché il sistema che sostiene questo business produce un’inutile sofferenza e spreco da ogni punto di vista.
- Produrre un chilo di carne costa quindici mila litri di acqua.
- Il 70% dei cereali prodotti a livello mondiale, sono destinati al mangime per gli allevamenti.
- Gli allevamenti stessi sono responsabili di oltre il 17% delle emissioni totali di gas serra (forse sono stato persino cauto in questo dato, poiché non ho considerato tutta la filiera, altrimenti saremmo oltre il 50%).
- Ovviamente, sebbene il nostro corpo possa sostenere dei minimi quantitativi di carne, e dunque biologicamente portato a gustarne, le quantità che consumiamo oggi non solo stanno consumando il suolo e determinando un impatto climatico devastante, ma ci ammalano.
Navigando su internet puoi trovare altri dati simili.
Questa industria, che è quella del latte e della carne (e anche gli altri derivati, come le uova etc.), ci sta uccidendo.
Tornando all’articolo di Sky News menzionato sopra, gli scienziati hanno scoperto che il 26% delle morti per allergia nei bambini è causato dall’allergia al latte vaccino, e che i casi si stanno triplicando da un paio di anni a questa parte.
Tuttavia, poiché le relazioni di tali studi risultano misteriosamente (ma dai!) poco chiare, a oggi ancora non è stata presa una decisione unanime sulle ripercussioni dovute al bere latte di mucca.
Eppure, laddove (e questo lo hanno dimostrato sempre degli studi ufficiali) c’è una maggiore assunzione di latte, troviamo anche malattie o problemi fisici che in altre nazioni con una scarsa o quasi nulla assunzione di questa bevanda non hanno. Di questo ultimo gruppo, fino a qualche anno fa, erano inclusi i cinesi, i giapponesi etc. Si è visto che loro, quando migravano negli stati ad alta assunzione di latte e carne (come l’America), evidenziavano gli stessi sintomi (osteoporosi, tumori etc.), debilitazioni che al proprio paese natale erano quasi del tutto sconosciute. Questo è il caso anche di molti paesi africani, i quali non hanno quasi mai conosciuto, nella loro millenaria storia, malattie come il cancro, l’osteoporosi, l’artrite e il diabete. Di fatto, il diabete, è stato diagnosticato per la prima volta a un faraone (quasi nello stesso periodo in India, sempre a qualcuno delle classi alte). Oggigiorno abbiamo un’alimentazione omogenea, mangiamo più o meno quello che mangiano i ricchi, e dunque ci siamo ammalati tutti.
Nessuno mi venga a dire che questa situazione di costante emergenza fisica, sia normale, che in natura è normale essere una specie tanto ammalata, poiché gli animali selvatici non sembrano così tanto ammalati.
Io ricordo che il mio cane (non più selvatico ma addomesticato) è morto di diabete.
Assurdo.
Fortunatamente ha vissuto una vita lunga, qualcosa come 16 o 17 anni.
In natura, nella natura selvaggia, gli animali sono esposti a ogni tipo di infezione, batterio, virus, parassita, veleno, eppure non muoiono di cancro.
Perché?
Ma a nessuno piacerebbe un mondo in cui piaghe come il diabete (400 milioni di diabetici accertati), cancro, malattie cardiocircolatorie etc., siano ricordate come le gesta dei miti greci?
Leggende (?). Miti, appunto.
No?
Voglio concludere dicendo questo.
Non sono un no-latte vaccino. Non sono contro l’atto in sé di assumere un bicchiere di buon latte. Io sono a favore del rispetto e del giusto, meglio dire della Consapevolezza. Se ci fossero delle mucche libere nei pascoli, libere di allevare i propri cuccioli, dalle quali spillare occasionalmente un bicchiere di latte, non ci sarebbe tutto questo rumore fastidioso nel mondo, e non ci sarebbe questo articolo. Non sarei qui a perdere tre ore della mia vita a parlare delle mucche. No. Sarei con la mia famiglia o con gli amici a guardarmi un film di fantascienza e bere una birra. Invece passo il mio sabato sera in una stanza buia, poco illuminata, e penso a quelle dannate mucche che ogni ora perdono la vita per un capriccio. E questo perché lo trovo ingiusto.
Forse hai ragione, dovrei darmi a Tik Tok, sarebbe più produttivo.
Forse.
Gli antichi avevano una certa consapevolezza nel mangiare. Gli antichi romani stessi avevano un occhio di riguardo per l’orzo, di cui chiedevano l’accesso durante le lunghe marce di guerra o conquista. Lo consideravano al di sopra della carne.
Così altre cultura. Il riso per Cina e India.
Il grano per il mediterraneo.
Il mais per le Americhe. Alcuni popoli nativi credevano che la specie umana provenisse dal mais (sarà vero?).
Sebbene anche l’agricoltura abbia portato a delle conseguenze sul clima, essa stessa può essere la soluzione. In uno studio italiano (LUCIA MANCINI, Università Politecnica delle Marche – Tre sistemi agricoli a confronto: Convenzionale, Biologico e Pianesiano), si è visto che la sola coltivazione biologica di cereali, verdure e legumi riduce del 10/20% l’impatto ambientale rispetto a un’agricoltura industriale.
Lo studio mostrava come, invece, un’agricoltura fondata sulla policoltura (ovvero mettere nello stesso campo diversi ortaggi, cereali, alberi etc.), riduca il dannoso impatto ambientale del 90%. Inoltre, fornirebbe cibo per qualcosa come 24 miliardi di persone.
Perché?
Perché la Terra è fatta di natura.
Ovunque noi mettiamo vicini gli ingredienti fondamentali che hanno permesso la vita a milioni di specie e per milioni di anni, scaturisce il benessere.
Non esistono i meleti. Non esistono gli uliveti. Come, in natura, non esistono gli allevamenti intensivi.
Senti come suona male: allevamenti intensivi.
Io credo che dobbiamo portare un pò più di rispetto alla natura di questo mondo. Non è nostra. Lo so che le religioni, qualsiasi, ci hanno inculcato che noi siamo migliori, che noi siamo superiori etc., che il regno animale è di nostro dominio; però è proprio grazie a questa mentalità che stiamo andando verso un inevitabile declino.
Io credo che le più grandi filosofie non parlano di Dio, e allo stesso tempo non lo escludono. Nel Dao, Er Li (Lao Tzu) apre il suo discorso dicendo che ciò che possiamo dire del Dao è una approssimazione. Ciò che possiamo dire di Dio, è approssimazione, spesso tradotta in speculazione.
Dio è parzialmente e minimamente conoscibile.
Nella cultura vedica, Krishna confessa di essere in ognuno di noi, lui è nel nostro Sè più profondo; soltanto accorgendoci che lui è lì, continua, noi cessiamo ogni differenziazione.
Ecco. E’ proprio questo che dobbiamo fare: cessare ogni differenziazione. Guarda a cosa ci ha portato fare delle differenze: black lives matter, Brexit, religioni, imperi, tribù, gruppi politici etc. Una continua lotta che ancora non ci ha portato fuori dall’età della pietra.
[Ti invito a leggere anche questo articolo, in cui discuto dell’evoluzione delle specie e di come sono sorte a gloria eterna e poi decadute per sempre.]
Marcello Iori