Il piano del diavolo – Cosa dicono i Veda a riguardo

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Per comprendere il ruolo del diavolo nella conoscenza vedica, è necessario esaminare l’etimologia di questo termine. Nei Veda, il diavolo è chiamato in un altro modo, ovvero Ahamkara o falso ego, ma la sua funzione è quasi del tutto analoga a quella indicata dalla parola “diavolo”. La parola “diavolo” deriva dal verbo greco διαβάλλω (diabàllo), che significa separare, porre una barriera, creare una frattura.
Ma dividere, separare da chi o da cosa?
Se lo Yoga, nel suo significato originario, implica l’unione con l’assoluto, è chiaro che il compito del diavolo è prevenire che ciò avvenga. Originariamente, le tradizioni spirituali avevano come unico scopo orientare le persone a conformarsi alle leggi divine.
Molti millenni fa, esisteva un’unica conoscenza spirituale chiamata Sanatana Dharma. Col tempo, a causa dell’avanzare del Kali Yuga, questa conoscenza spirituale si è frammentata, dando origine a varie religioni.
Queste nuove religioni hanno sviluppato differenze tra loro e alcune sono diventate in parte o del tutto fuorvianti rispetto allo scopo originario, perdendo la capacità di fornire la conoscenza spirituale necessaria. Il risultato è che ha portato le persone, ormai degradate dall’influenza di Kali (vi rimando a questo articolo se volete saperne di più: KALI YUGA: l’oscuro splendore della nostra epoca – La Strada per il Risveglio), a perdere definitivamente la capacità di praticare la via verso lo yoga, ovvero l’unione del sé individuale con il Sé infinito o Spirito supremo, cioè Dio.
Nella visione vedica, questo “diavolo” non è da immaginarsi necessariamente come un’entità mostruosa (con le corna) esterna a noi, ma come un’influenza interna alla nostra psiche che ci spinge a voltare le spalle alle autentiche conoscenze spirituali per concentrarci esclusivamente sul mondo materiale, sempre in cambiamento e impermanente.
Se lo yoga è unione spirituale, ottenuta imparando a controllare i sensi materiali e dirigere la coscienza verso l’interno attraverso autentiche pratiche spirituali come la meditazione, il diavolo ha come obiettivo l’esatto opposto: orientare i nostri sensi sempre sul mondo esterno della materia. Ci invita a identificarci e a danzare con il mondo nei numerosi passatempi mondani che questo pianeta materiale ci offre.
Il suo è un magnifico lavoro di distrazione di massa, volto a tenere le persone in un costante stato di ipnosi spirituale, facendoci rimanere nell’illusione di essere questi corpi materiali. Il prezzo da pagare per il biglietto d’entrata al parco giochi luciferino, è la graduale perdita di noi stessi in questo mondo illusorio, con tutte le sue conseguenze.
Krishna, la Coscienza Suprema, parla ad Arjuna (che rappresenta la jiva shakti o coscienza individuale), nella Bhagavad Gita, usando toni diretti:
“Se diventi cosciente di Me, supererai per la Mia grazia tutti gli ostacoli della vita condizionata. Se invece rifiuti di ascoltarmi e non agisci in questa coscienza, ma spinto dal falso ego (il diavolo), sarai perduto.”
Bhagavad Gita, capitolo 18 verso 58.
Perché Krishna usa queste parole?
È proprio a causa del falso ego che vengono prodotte tutte quelle percezioni di separazione tra gli individui e tutte quelle tendenze e qualità negative come la lussuria, l’invidia, la rabbia, ecc.
La lussuria (kama), in particolare, è un prodotto diretto e anche fonte di nutrimento per il falso ego. Il falso ego è la falsa identificazione con questo corpo materiale, la quale è nutrita dalla lussuria e, a sua volta, produce lussuria.
Una volta che la jiva shakti si identifica con questo corpo, non può fare altro che cercare di gratificare i sensi acquisiti dal particolare corpo che ha ricevuto.
Questo dà inizio a una incessante ricerca di gratificazione dei sensi, che però non possono mai essere realmente soddisfatti. Inizia così l’incatenamento e la schiavitù dei sensi materiali.
La lussuria permea così l’essere vivente, il quale cercherà quindi di gratificare i sensi separatamente da Krishna, manifestando così una coscienza e una volontà separate dalla volontà di Dio. Dai desideri di godere separatamente dalla volontà di Dio, originano e si manifestano tutti quei comportamenti e azioni orribili.
Pensate soltanto a come la lussuria possa indurre l’essere umano a uccidere o far uccidere un animale indifeso e buono come la mucca, per esempio, soltanto per gustarne la carne e soddisfare lo stomaco. Pensate ai bambini vittime di abusi sessuali, atti unicamente a gratificare i propri impulsi sessuali. Pensate a un figlio che uccide i propri genitori per poter ricevere l’eredità. Pensate alle persone che godono nell’infliggere dolore fisico ed emotivo ad altre persone. Pensate alle persone in passato (ed ancora oggi in alcuni paesi) talmente identificate nel loro credo o religione da condannare a morte chi non la pensava come loro.
Insomma, la lista dei comportamenti prodotti dall’influenza del falso ego è infinita.
Quindi Krishna, giustamente, dice che se non lo ascolti sarai perduto. Dove? Nel labirinto del mondo materiale, perduto tra le reti del kama o lussuria.
Nella Bhagavad Gita (versione così com’è di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, capitolo 3, verso 39) troviamo il seguente passaggio:
Arjuna chiese: “O discendente di Vrsni, che cosa spinge una persona a peccare anche contro la sua volontà, come se vi fosse costretta?”
Il Signore Supremo rispose: “È Lussuria soltanto, Arjuna. Nasce dal contatto con l’influsso materiale della passione (rajah-guna), poi si trasforma in rabbia (quando non viene soddisfatta) ed è il peccato che tutto divora, il più grande nemico del mondo.”
“In questo modo, o figli di Kunti, la coscienza pura dell’essere vivente viene coperta dalla sua eterna nemica, una lussuria insaziabile che brucia come il fuoco. I sensi, la mente e l’intelligenza sono i luoghi in cui si annida la lussuria, che copre così la vera conoscenza dell’essere e lo confonde.”
Il compito originario del falso ego è quindi dividere o separare la coscienza individuale da quella del Supremo o coscienza trascendentale, permettendo così all’anima condizionata di fare esperienza di un’illusoria separazione dal Supremo. Purtroppo, però, questo percorso, se non viene corretto, nel tempo porta alla lenta, graduale ma inevitabile corruzione della jiva (coscienza individuale), che finisce sempre più sotto l’influsso del falso ego, costretta a compiere azioni che la degraderanno sempre di più, fino a correre il serio rischio di doversi incarnare in qualche forma di vita inferiore, come quella animale.
La Bhagavad Gita distingue due categorie di esseri: i fallibili, che sono soggiogati al mondo materiale attraverso i sensi materiali, e gli infallibili, che raggiungono l’unione con il Signore supremo. Gli esseri viventi in questo mondo sono considerati fallibili perché sono alle prese con la mente e i cinque sensi, che li rendono succubi della costante e crescente tendenza a soddisfare i propri sensi materiali, diventando di fatto incatenati ad essi. Di conseguenza, devono subire cambiamenti e sofferenze fintanto che rimangono condizionati. Una volta liberati dal ciclo del samsara, grazie all’unione con Dio, acquisiscono un corpo spirituale che non è più soggetto a cambiamenti e sofferenze come quelli del mondo materiale. Una volta situati sul piano puro spirituale, non ci sono più vecchiaia, nascita o morte, poiché i corpi non sono composti di materia e quindi non sono soggetti ad alcun cambiamento. In questo stato, sono definiti infallibili.
Di fatto, il nostro corpo subisce una continua trasformazione: ogni sette anni avviene un ricambio cellulare completo. Tuttavia, qualcosa rimane sempre immutato, e quel qualcosa è la coscienza (jiva shakti). Se fossimo soltanto il corpo, come potremmo mantenere in noi stessi un senso di identità continuativa se il corpo cambia completamente ogni sette anni circa?
Lo scopo ultimo dello yoga è quello di uscire definitivamente da questo stato di continuo mutamento e trasmigrazione da un corpo a un altro al momento della morte fisica. In tutte le culture millenarie, come ad esempio quella egizia, si parlava già di reincarnazione. Gli Egizi sostenevano che l’anima è immortale e, con il venir meno del corpo, essa penetra in un altro essere vivente ad ogni nuova nascita, girando in varie specie terrestri, marine e volatili, per poi rinascere nella forma umana. Secondo gli antichi Egizi, questo ciclo avverrebbe in un arco di 3000 anni. Questo dato proviene dalla corrente spirituale esoterica egiziana.
Ma torniamo al nostro famigerato diavolo.
Nel Kali Yuga, il diavolo, o meglio chiamarlo con il termine sanscrito (Ahamkara) cioè falso ego, è un agente di Maya o energia illusoria. Risiede nei sensi e nella mente, corrompendo l’intelligenza delle persone, e si infiltra non solo nella psiche degli esseri viventi, ma anche in ogni organizzazione, sia essa di orientamento materialista che spirituale. Non c’è organizzazione religiosa che non sia stata in qualche modo corrotta. Anzi, sono proprio queste ultime la principale fonte di interesse del nostro antagonista, perché sono fonti di sapere e conoscenza che, se tramandate correttamente, possono fornire alla jiva shakti (coscienza individuale) la via per uscire dalla prigione dell’energia illusoria materiale.
Vi racconto questa breve storia che illustra, seppur metaforicamente, come ciò avvenga. Si narra che un uomo fosse stato visto da uno degli aiutanti del diavolo raccogliere un frammento di verità e poi portarlo al tempio affinché tutti potessero beneficiarne. L’aiutante del diavolo, preoccupato, raccontò l’accaduto al suo padrone, al che il diavolo rispose: “Perché ti preoccupi tanto? Hanno trovato un frammento di verità, ma noi li aiuteremo ad organizzarla.”
Per chi non avesse colto il significato della metafora, questa sta a indicare che l’ahamkara cerca di ostacolare, attraverso la tentazione, chiunque, anche coloro che lavorano per liberare le anime condizionate (jiva shakti) dalla sua morsa. I casi di persone completamente corrotte nelle istituzioni religiose sono evidenti a tutti ed è proprio questo che serve al falso ego per evitare che le persone acquisiscano la conoscenza necessaria per liberarsi dalla materia. Così, le persone, scoraggiate dai comportamenti degradati dei cosiddetti “rappresentanti di Dio”, gettano la spugna e smettono di cercare la verità, facendo esattamente il gioco del Diavolo: separare le persone dalla conoscenza necessaria per la loro liberazione dal Samsara (il ciclo di rinascite sul piano materiale).

 


Viene naturale chiedersi perché Dio abbia dato origine a entità come l’ahamkara (e altre entità demoniache). Tuttavia, è importante capire che queste forze sono emissari del divino, il cui scopo ultimo è aiutarci a riconoscere e distinguere il bene dal male, enfatizzando ciò che è sbagliato. In questo modo, ci permettono di comprendere l’importanza di seguire il cammino corretto. Se scegliamo di ascoltare il falso ego, imboccheremo un percorso verso la perdizione, fino a che la sofferenza diventerà così intensa da costringerci a riconoscere i nostri errori e a cambiare. Spesso, infatti, non cambiamo finché non sperimentiamo personalmente le conseguenze delle nostre azioni.
Il piano del diavolo è, in realtà, sanzionato da Dio, poiché non esiste una forza che possa realmente opporsi al volere divino. Siamo tutti, in un modo o nell’altro, servitori del Supremo.
In sintesi, le forze negative come l’ahamkara fanno parte del piano divino, offrendo opportunità di crescita e realizzazione spirituale attraverso il libero arbitrio e l’apprendimento dalle esperienze. Queste sfide non sono altro che mezzi attraverso i quali le anime possono comprendere la vera natura della loro esistenza e avvicinarsi sempre di più all’unione con il Divino.
Scritto da Marco

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