Il Santo Issa – l’altro Gesù

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Siamo nel 1887, quando un documentarista russo di nome Nicholas Notovic, durante una spedizione in Oriente, scopre alcuni manoscritti che parlano della vita trascorsa in India e in Tibet dal santo Issa. Un monastero buddista sulle montagne di Hemis conserva documenti che raccontano il viaggio intrapreso a 14 anni da questo santo dalla Palestina fino all’India e al Tibet.

Si narra che egli attraversò la parte settentrionale del Sindh ed entrò nella terra sacra degli ariani. Arrivato a Jagannath, ricevette istruzione dai bramini, poi proseguì per Rajgir, Varanasi e altri luoghi sacri. Visitò Kapilavastu, il luogo di nascita di uno dei Buddha a noi più noti. Da lì, questo santo, si spostò in Nepal e sull’Himalaya, per poi ritornare all’età di 29 anni nella sua terra natia per diffondere la Bhakti tra i suoi compatrioti.

Divenne conosciuto con il nome Jeshua, che venne poi latinizzato in Gesù.

 

 

Anni dopo, un altro ricercatore, il professor Nicholas Roerich, effettuò anch’egli una spedizione, confermando l’autenticità di quegli antichi manoscritti trovati da Notovic e ne pubblicò la traduzione.

Pochi in Occidente sanno dell’esistenza di questi manoscritti che confermano tutte le mie supposizioni sulla possibilità che Gesù, o almeno uno dei tanti “Gesù” che giravano in quel periodo per le strade della Palestina, fosse uno yogi del più alto ordine spirituale. Egli, oltre a possedere siddhi (pratiche di guarigione conosciute solo dagli yogi di più elevato status spirituale), insegnava la bhakti, ovvero il sentiero dell’amore universale.

In questi manoscritti troviamo alcuni passaggi molto interessanti che documentano come il santo Issa (così è citato nei manoscritti tibetani), mentre si trovava in India, apprese molti segreti dello yoga, tra cui guarire i malati, scacciare possessioni demoniache, padroneggiare l’arte della bilocazione e i segreti dell’alchimia. Inoltre, si scontrò con le classi sacerdotali del tempo, denunciando la loro ipocrisia.

Cito alcuni passaggi del manoscritto tradotto da Notovich e Roerich, che sono particolarmente interessanti dal mio punto di vista perché rispondono in maniera definitiva ad alcune domande che le persone si sono poste nel tempo.

Ad esempio:
Gesù mangiava carne?

Quando ci si pone di fronte a questo quesito, molti cristiani e non cristiani rispondono citando la famosa moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ne deducono quindi che Gesù fosse un mangiatore di carne, nonostante non venga menzionato in alcun altro passaggio dei vangeli canonici ed apocrifi che si nutrisse di carne.
Nel manoscritto tradotto dai due ricercatori troviamo il seguente verso:

VII:14-16: “Non solo non dovete fare sacrifici umani, ma non dovete uccidere animali perché tutto è dato per l’uso dell’uomo. Non rubate i beni degli altri, perché ciò sarebbe un’usurpazione del vostro vicino. Non ingannate in modo da non essere ingannati voi stessi.”

Issa (Gesù) istruisce il karma yoga in Palestina:

“Se volete fare lavori che hanno il segno dell’amore o della pietà, fateli con cuore aperto e fate che le vostre azioni non siano governate dal calcolo o dalla speranza del guadagno.” (Manoscritto tradotto da Notovich, verso 16)

“Se fate atti di benevolenza e di amore, fateli con cuore generoso. E fate che nelle vostre azioni non ci sia la speranza del guadagno o di qualunque calcolo di profitto. Poiché le azioni volte al guadagno o al profitto non porteranno all’unità.” (Manoscritto tradotto da Roerich, verso IX:16-17)

Issa (Gesù) insegna la bhakti:

“Issa insegnò che l’uomo non deve sforzarsi di vedere lo spirito eterno con i suoi occhi, ma di sentirlo con il cuore e diventare un’anima pura e degna.” (Traduzione di Roerich, VII:13)

Issa (Gesù) insegna la reverenza e il rispetto per la donna:

“Come la luce si separa dall’oscurità, così la donna possiede il dono di distinguere nell’uomo le buone intenzioni dai pensieri malvagi. I pensieri più nobili appartengono alle donne. Raccogliete da esse la forza morale che dovreste possedere per sostenere coloro che vi stanno vicini. Non umiliatela, perché umiliereste voi stessi e, così facendo, perdereste il sentimento d’amore senza cui nulla esiste sulla terra. Portate rispetto a vostra moglie e lei vi difenderà. E tutto quello che farete per vostra madre, per vostra moglie, per una vedova o per qualunque altra donna in pena, sarà fatto anche per lo spirito.” (XII:17-21, traduzione di Roerich)

Issa si scontra con la classe sacerdotale e amministrativa:

V:6-8 “Ma i Bramini e i Kshatriya gli dissero che Brahma proibì di avvicinarsi a coloro che erano nati dal suo ventre e dai suoi piedi. Ai Vaisya ( classe mercantile) era concesso di ascoltare i Veda solamente nei giorni di festa e ai Sudra ( servitori ed artigiani) non solo era proibito di essere presenti alla lettura dei Veda, ma non potevano neanche guardarli. I Sudra erano destinati a servire eternamente come schiavi dei Bramini e dei Kshatriya.”

Tuttavia, Issa non ascoltò la parola dei Bramini e si recò fra i Sudra (lavoratori di basso ceto sociale) per predicare contro i Bramini (classe sacerdotale) e gli Kshatriya (classe amministrativa e guerriera). Negò con tutta la sua forza il diritto dell’uomo di arrogarsi la facoltà di togliere ai suoi simili la dignità umana. Issa disse che l’uomo aveva riempito i templi di cose abominevoli. Per appropriarsi di metalli e di pietre, l’uomo (riferito al Bramino ed allo Kshatriya) ha sacrificato i suoi simili in cui dimora una scintilla dello spirito supremo.

 

Viene naturale domandarsi se il santo Issa fosse uno yogi oppure qualcosa di ancora più grande. La risposta a questa domanda la troviamo sempre nel testo tradotto da Notovich al seguente passaggio:

Il Dio Supremo, Padre dell’universo, per la grande compassione verso i peccatori, desiderò di comparire sulla terra in forma umana.
Tale incarnazione apparve come anima separata dall’anima suprema, che non ha inizio e non ha fine, ed è al di là di ogni cosa.
Lui discese per mostrare come un’anima si può unire a Dio e vivere in eterna beatitudine.
E assunse una forma umana per dimostrare come la vita di un mortale può conseguire la rettitudine e separare l’anima dal corpo mortale (estinguere il ciclo di reincarnazioni) per ottenere l’immortalità e procedere verso quel paradiso del Padre dell’Universo ove esiste eterna beatitudine.

Secondo la visione vedica, ogni divina manifestazione plenaria o assoluta che discende sul piano materiale ” AVATAR” ( significa coLui/Lei che discende dal piano spirituali al piano materiale) e’ predetta e descritta nei testi dei Veda, quindi anche Gesu dovrebbe essere presente nel corpo letterarario della saggezza vedica.

In un’antica scrittura vedica chiamata Bhavishya Purana, troviamo i seguenti sloka che sembrerebbe parlare proprio di Lui:

ekadaa tu shakadhisho
himatungari samaayayau
hunadeshasya madhye vai
giristhan purusam shubhan
dadarsha balaram raajaa

Una volta, il soggiogatore dei Saka si diresse verso Himatunga e nel centro della regione chiamata Huna (Hunadesh – la zona vicino a Manasa Sarovara o la montagna Kailash nel Tibet Occidentale), il potente re vide una persona propizia che viveva su una montagna. La carnagione dell’uomo era di colore dorato e indossava abiti bianchi.

ko bharam iti tam praaha
su hovacha mudanvitah
iishaa purtagm maam viddhi
kumaarigarbha sambhavam

“Il re chiese: ‘Chi sei, o signore?’ Egli rispose con grande gioia: ‘Dovresti sapere che io sono Isha Putra, il Figlio di Dio, e sono nato da una vergine.’”

mleccha dharmasya vaktaram
satyavata paraayanam
iti srutva nrpa praaha
dharmah ko bhavato matah

“Io sono l’illustratore della religione degli mleccha e aderisco rigorosamente alla Verità Assoluta.’ Sentendo ciò, il re gli chiese: ‘Secondo la tua opinione, quali sono i principi della religione?”

shruto vaaca maharaja
prapte satyasya amkshaye
nirmaaryaade mlechadesh
mahiso ‘ham samaagatah

“Ascoltando queste domande del re Salivahara, Isha Putra disse: ‘O re, quando è sopravvenuta la distruzione della verità, io, Masiha (Messia), il profeta, sono venuto in questo paese di persone degradate e dove i princìpi della religione non sono seguiti. Imbattendomi in quella condizione tremenda e irreligiosa di barbari che si propagava da Mleccha-Desha, mi sono dedicato al profetismo.”

mlecchasa sthaapito dharmo
mayaa tacchrnu bhuupate
maanasam nirmalam krtva
malam dehe subhaasbham
naiganam apamasthaya
japeta nirmalam param
nyayena satyavacasaa
manasyai kena manavah
dhyayena pujayedisham
suurya-mandala-samsthitam
acaloyam prabhuh sakshat-
athaa suuryacalah sada

“O re, per favore, ascolta quali princìpi religiosi ho stabilito tra gli mleccha. L’essere vivente è soggetto a contaminazioni buone e cattive. La mente deve essere purificata accettando un’adeguata condotta e recitando il japa( tecnica di recitazione dei santi nomi di Dio). Recitando i santi nomi si ottiene la più alta purificazione. Come il sole inamovibile attrae, da tutte le direzioni, gli elementi di tutti gli esseri viventi, il Signore della regione solare, che è fisso e che è infinitamente affascinante, attrae i cuori di tutti gli esseri viventi. Così, seguendo le regole, essendo veritiero, sereno e meditativo, o discendente di Manu, si dovrebbe adorare il Signore inamovibile.”

isha muurtirt-dradi praptaa
nityashuddha sivamkari
ishamasihah iti ca
mama nama pratishthitam

“Avendo posto la forma eternamente pura e propizia del Signore Supremo nel mio cuore, o protettore del pianeta Terra, ho predicato questi princìpi attraverso la stessa fede degli mleccha e così il mio nome è diventato ‘Isha-Masiha’ (Gesù, il Messia).”

 


 

In conclusione, mi è sempre sembrato strano che una figura come quella di Gesù, sia esso figura mitica o un grande uomo di Dio, uno yogi del più alto ordine spirituale, oppure uno spirito divino fattosi carne (quindi in possesso della più elevata coscienza spirituale), potesse mai aderire a una pratica così barbarica come quella del sacrificio e del consumo di carne degli animali. Dopotutto, la pratica dell’astensione dal consumo di carne era già molto diffusa tra gli eruditi e i grandi filosofi greci, come Platone, Pitagora, Socrate e Plutarco.

La civiltà greca era all’epoca influenzata da quella orientale, dove il vegetarianesimo si praticava da molto più tempo.

Se il santo Issa, o Isha secondo la tradizione vedica, ha trascorso del tempo in Oriente istrudendosi sulle più elevate arti spirituali, risulta ovvio che aderisse anche lui al vegetarianesimo, che è di fatto uno dei passaggi più importanti nel percorso spirituale ascetico di qualsiasi tradizione e scienza metafisica avente origine in Oriente.

Spero vivamente che questo breve e, per certi aspetti, riduttivo articolo sul santo Issa possa ispirare coloro che seguono i suoi insegnamenti a considerare seriamente la possibilità di eliminare dai propri piatti la carne di esseri viventi. L’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, più che entrare nei nostri stomaci per saziare voraci e al quanto grotteschi appetiti, dovrebbe entrare nei nostri cuori.

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Scritto da Marco

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