La felicità, il sogno nel cassetto e la liberazione attraverso Dio

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Oggi possiamo trovare centinaia di video, libri e riviste che parlano di come raggiungere il nostro sogno nel cassetto. Metodi di visualizzazione, la legge di attrazione… internet è pieno di guru che indicano le migliori tecniche per raggiungere il successo.
Non c’è dubbio che molte di queste tecniche siano valide se ben applicate.
Prendiamo in esame la legge di attrazione: per funzionare, è necessario lavorare sulle proprie emozioni e arricchirle fino al punto di sentirsi come se avessimo già raggiunto il nostro successo e realizzato il nostro sogno. Allora l’universo metterà in moto eventi e situazioni che contribuiranno a materializzare il nostro sogno.
È una tecnica che, se applicata correttamente, include anche una buona dose di esercizi di gratitudine giornalieri. Il segreto per farla funzionare sta nel focalizzarsi sulle emozioni e sensazioni positive, di abbondanza, ed essere grati per tutto ciò che si è già ricevuto nella vita.
Ma non basta: è necessario anche avere una visione chiara del sogno. Non basta dire “voglio avere una bella casa, un bel lavoro, una bella macchina”. Per far sì che funzioni, bisogna impegnarsi a visualizzarne ogni dettaglio: quante stanze ha la casa, di che colore è, ha la piscina, dove si trova, in città o in campagna (?), etc.
Vuoi un bel lavoro da avvocato o fare carriera nell’ambito in cui ti sei specializzata/o?
Devi immaginare cosa stai facendo durante la giornata lavorativa, l’ambiente di lavoro ideale, i tuoi colleghi, i tuoi clienti, la tua scrivania, tutto chiaro fino al più piccolo dettaglio. Per raggiungere i nostri sogni e mantenerli una volta raggiunti, ci vuole anche tanta perseveranza, costanza, energia, pianificazione e molti sacrifici. Allora è quasi matematico che prima o poi quel sogno si realizzerà.
Questo blog, tuttavia, non ha come scopo quello di insegnarti a dirigere i tuoi sogni di vita proprio come si fa nei sogni lucidi. Perché se si rincorrono i propri sogni, se si fanno grandi sogni, significa solo una cosa: che siamo ancora addormentati.
Se ricordate, il titolo di questo sito è “La strada per il Risveglio“, e quindi mi sembra giusto parlare di cosa significhi essere addormentati e cosa significhi risvegliarsi, non certo di indulgere sui metodi per costruire e realizzare i propri sogni, perché di fatto sono proprio essi a tenerci ancorati al piano esistenziale materiale.
Proprio come nella favola della Bella Addormentata nel Bosco, la bellissima fanciulla Aurora, che rappresenta l’anima, cade in un sonno profondo lungo 100 anni. Ella, immersa nel bosco, persa nella foresta dei fantasmi della mente, continua a sognare in attesa di essere risvegliata dal bacio del suo vero amore. Nella favola, la personificazione di Maya (illusione) è, naturalmente, la strega Malefica, offesa per essere stata esclusa dal ricevimento indetto per la nascita di Aurora. La principessa sedicenne è ‘ferita’ dal veleno di Maya. Perché a 16 anni? Notiamo che 1 + 6 = 7, quest’ultimo numero del confronto-scontro fra Spirito (3) e Materia (4), come anche tradizionalmente associato alla loro integrazione.
Secondo la conoscenza vedica, Krishna, l’anima suprema o Dio, per facilitare il sogno dell’anima incarnata che ha voluto di sua spontanea volontà entrare nel bosco dell’illusione per poter vivere il sogno illusorio di essere il protagonista dell’esistenza, fa sì che sia necessario dimenticare temporaneamente la relazione con il Supremo.
Così Krishna addormenta la nostra coscienza donandoci l’ahamkara o falso ego, la cui influenza ci porta a identificarci completamente con il nostro corpo materiale, dimenticandoci completamente di essere dei jiva atman, o esseri spirituali eternamente relazionati al Signore supremo. Iniziamo così a fantasticare sogni di vana gloria in cui siamo noi il centro dell’universo, noi i protagonisti principali dell’esistenza e gli altri sono solo attori secondari.
L’ahamkara, che si esprime attraverso quella voce costante nella mente, ci consiglia di fare questo o quello, dicendoci: “se fai così sarai felice, se rimuovi questa cosa dalla tua vita troverai la felicità, se sarai questo o quello sarai libero di fare tutto quello che vuoi”. Così noi, dimenticandoci della nostra vera natura di esseri spirituali, iniziamo a seguire i consigli del falso ego e iniziamo il nostro percorso verso la rincorsa di sogni materiali.
Come Pinocchio che, scegliendo di ascoltare i consigli del gatto e la volpe, finisce tra le mani crudeli del burattinaio Mangiafuoco per servirlo nel suo circo di luci ed effetti, così l’essere spirituale, ascoltando i consigli del falso ego, verrà abbagliato dagli spettacoli circensi del mondo materiale e finirà per diventare un servo dell’energia illusoria Maya.
Ovviamente Krishna ha pensato a tutto: sa che una volta che l’anima individuale entra nella fitta foresta del mondo di Maya sarà molto, molto difficile non venire attratti dalla sua bellezza. Così, l’essere spirituale, motivato da speranze di successo e gloria, rincorrerà i suoi sogni senza fine. A volte i sogni gli sfuggiranno di mano, altre volte invece li raggiungerà perfettamente, ma sarà allora che, se non si sarà ancora risvegliato, scoprirà un’amara verità: quel grande sogno che aveva tanto cercato e che ora finalmente si è materializzato non riesce a soddisfarlo come aveva sperato, come si era immaginato.
Questa è la grande grazia di Dio che non permetterà mai che un’anima si perda eternamente. Ha quindi progettato Maya (o energia illusoria) in modo che essa non sarà mai in grado di soddisfare l’anima incarnata, non importa quante volte ci provi.
Una volta che si realizza un sogno, si cadrà nell’insoddisfazione e si procederà all’inseguimento di un altro sogno, e poi un altro e un altro ancora. Di vita in vita, quando si morirà, si lascerà il corpo ancora con dei forti desideri da realizzare, oppure dei forti attaccamenti ai sogni realizzati, un forte attaccamento all’identità illusoria acquisita (una rock star, un importante personaggio del cinema, un grande imprenditore, ecc.) che ci costringeranno a incarnarci sempre sul piano materiale per riprovare nella vita successiva a soddisfare il desiderio incompiuto.
Non importa quanto grandi siano questi sogni egoici, secondo i Veda, se siamo addormentati saremo sempre sconfitti da Maya, il cui compito è quello di continuare a farci girare sulla ruota del circo come dei pagliacci, come dei burattini al servizio della materia.
Ricordate Elvis Presley? Raggiunse un livello di fama e successo inimmaginabili eppure non ci fu per lui una fine che si possa dire gloriosa, sappiamo tutti come si ridusse prima di morire. Lo stesso potremmo dire di Michael Jackson, Britney Spears, ecc.
Altri raggiunsero livelli di miseria spirituale così intollerabili che decisero addirittura di togliersi la vita, come Kurt Cobain, Robin Williams, Marilyn Monroe, Chester Bennington, ecc. Non è lo stesso Mick Jagger dei Rolling Stones a dircelo cantando: “I can’t get no satisfaction”?
Maya, come il grande burattinaio di Pinocchio, non ci soddisfa mai veramente. È un padrone severo, pretenderà sempre di più, e non potrà mai darci la felicità che tanto cerchiamo perché è Krishna stesso che le ha dato questo compito affinché noi, stanchi di servire questo padrone ingrato, aprissimo gli occhi e ci risvegliassimo dal sogno materiale che nel tempo si è trasformato in un vero incubo.
E allora dobbiamo tutti smettere di sognare, di inseguire le nostre ambizioni, i nostri obiettivi?
No, i Veda non dicono questo.
Ci dicono solo di fare attenzione perché ci sono sogni e desideri ispirati puramente dalla nostra coscienza addormentata, sogni egoici appunto, volti al soddisfacimento esclusivo dei nostri sensi materiali. E ci sono invece desideri la cui motivazione non è più quella di soddisfare noi stessi ma di servire gli altri e servire Dio attraverso noi stessi. Così come il materialista cercherà di manipolare e arrangiare le risorse, preparare piani e azioni volti ad accumulare ricchezze per servire se stesso e goderne per sé, lo spiritualista, la persona cosciente, risvegliata, organizzerà le sue risorse e utilizzerà l’energia per servire ed elevare sia se stesso che gli altri, e soprattutto cercherà con tutto il suo cuore di servire Dio attraverso le sue azioni. Egli potrà essere anche l’uomo più ricco del pianeta e potrà al contempo utilizzare la sua ricchezza, la sua fama, il suo potere al servizio di Dio.
Conosco una persona che ha grandi talenti e un grande sogno. Lui è un autore eclettico e molto creativo di bellissimi libri, romanzi, novelle, oltre che fondatore di questo blog, e lavora per realizzare un sogno: quello di, attraverso la scrittura, servire Dio.
Come lo so?
Perché ha promesso che, quando farà abbastanza soldi, utilizzerà quei fondi per costruire un ashram per le persone che hanno iniziato a percorrere la strada per il risveglio.
Insomma, il suo sogno è di fare un’opera per Dio.

Ovviamente gli auguro con tutto il cuore di riuscire nel suo obiettivo, ma indipendentemente dal risultato, la cosa importante da capire è questa: secondo voi, una persona che pensa in questo modo sta ancora sognando nel bosco come la bella addormentata oppure si è già risvegliata?
Oltre a questo aspetto che è importantissimo, i Veda ci esortano ad affidarci a un autentico percorso spirituale che sia riconosciuto e facente parte di un lignaggio autentico di maestri spirituali, per poter invertire, per così dire, la rotta e ascendere gradualmente verso stati più elevati della coscienza.
Bhagavad Gita
Il canto del beato – Commentata da Yogi Ramacharaka

Krishna stesso, nella Bhagavad Gita, capitolo 7, verso 14, ci rivela come uscire dagli artigli della sua energia illusoria: “Questa Mia energia divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale, è difficile da superare. Ma chi si abbandona a Me ne varca facilmente i limiti.”
Come nella favola della Bella Addormentata, l’impegno costante verso un autentico percorso spirituale porta l’anima ad aprire gli occhi affinché essa possa riconoscere la sua vera natura, ritrovare il suo amore per Dio, la Persona Suprema, e riconoscere che soltanto in Dio risiede la fonte autentica della nostra felicità. Soltanto ricostruendo la nostra relazione di amore e servizio devozionale con l’Essere Supremo, ritroveremo la beatitudine trascendentale che tanto cerchiamo e potremo condurre una vita piena di sat-chit-ananda, eterna beatitudine e consapevolezza. Non ci sono altri modi, non ci sono altre strade: se si ricerca la vera felicità, bisogna cercarla dove essa risiede, cioè in Dio.
Krishna è Govinda, l’eterna fonte di tutti i piaceri trascendentali.
L’amore per Dio non è qualcosa che dobbiamo sviluppare, fa già parte della nostra reale natura trascendentale. Occorre soltanto risvegliarlo attraverso una pratica spirituale che purifichi e nutra gradualmente la nostra coscienza fino a quando essa diventerà completamente chiara, fino a quando l’anima riaprirà gli occhi alla luce per rivedere, dopo un lungo sonno, il volto del suo amato.
Libri consigliati:
Uddhava-Gita. Il Grande Dialogo Della Liberazione

 

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I quaderni di Harmakis

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