Questo articolo nasce dalla lettura di uno dei capitoli contenuti nel libro rivelazione La Terra Inabitabile di David Wallace-Wells.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di capire il Mondo o, meglio, come funziona il nostro Pianeta. Il Blog La Strada Per il Risveglio si è prefissato l’obiettivo di raccontarne un pezzetto, curiosi anche noi di scoprirlo e conviverci con serenità.
Tuttavia, il Mondo è un sistema complesso, fitto di misteri e pericoli. Dall’altro lato, è affascinante, profondo e unico.
Personalmente non sono uno di quelli da “siamo soli nell’Universo”, anzi, credo proprio che di cose interessanti ce ne siano lassù (o laggiù), basti pensare che testi come i Veda (di cui discutiamo spesso) ci informano che in questo universo sono esistite (e probabilmente esistono ancora) più di 400 mila specie di tipo umanoide.
Fantasia? Chi lo sa?
Di certo, esistono moltissimi batteri e virus, ben più di qualche centinaio di migliaia. E il punto di questo testo è qui: la nostra generazione ha dovuto affrontare qualcosa che per l’uomo/donna comune era impensabile, e che ha mostrato la propria verità mettendoci in difficoltà.
La Pandemia attuale da Covid19.
Così ti chiederai cosa c’entrano le pandemie con il surriscaldamento globale o Cambiamento climatico. La risposta è, purtroppo, qualcosa che gli scienziati stanno scoprendo man mano che la crisi climatica avanza.
Epidemie e Pandemie hanno segnato profondamente la storia sia dell’essere umano che delle creature che l’hanno preceduto. Batteri e virus hanno abitato la terra creando e distruggendo allo stesso tempo. Per fare un piccolo esempio, basti pensare che i batteri che abbiamo sulla pelle (microbiota cutaneo), sono uno scudo indispensabile contro microorganismi e sostanze dannose che altrimenti ci danneggerebbero. Allo stesso tempo, quando le nostre difese immunitarie si abbassano, quello stesso scudo batterico può trasformarsi in un’entità patogena.
Dunque, attenzione.
Capite le premesse, sarà più semplice comprendere il resto.
Pandemie e Riscaldamento globale.
I ghiacci si stanno sciogliendo. Dato di fatto. Chi lo nega probabilmente vive ancora nell’era dei raccoglitori-cacciatori, insieme ai Neanderthal.
Nel ghiaccio artico si trovano malattie imprigionate nel permafrost che dormono da milioni di anni. Ad oggi, gli scienziati, non sono del tutto sicuri di cosa potrebbe succedere se quelle stesse dovessero risvegliarsi. Per fortuna, molte di esse, anche se dovessero riemergere dai ghiacci, morirebbero.
In Alaska i ricercatori hanno trovato tracce della cosiddetta “spagnola”, l’influenza che contagiò nel 1918 cinquecento milioni di persone, uccidendone cinquanta milioni.
Ma ora torniamo alla correlazione tra epidemie e cambiamento climatico.
Gli epidemiologi sono molto preoccupati, poiché le malattie infettive che prima ricoprivano una data area del mondo, si stanno spostando, stanno letteralmente uscendo dalla loro piccola zona di confort.
Come?
I Nostri ecosistemi sono diventati instabili. Le piante che un tempo venivano piantate nei campi agricoli, sono state tolte per far spazio a un’agricoltura di massa, la quale ha visto aumentare l’attacco di insetti e malattie, correndo ai ripari con soluzioni chimiche che ogni hanno devono essere ri-potenziate per contenere i danni provocati dai patogeni naturali.
Il Riscaldamento Globale, però, sconvolgerà ulteriormente quegli ecosistemi già danneggiati dall’azione dell’uomo, aiutando le malattie a violare le barriere che le tenevano confinate in determinate aree del mondo.
Un tempo, morbi e batteri si spostavano poco, e di rado (come la peste nera) arrivavano a diffondersi nel mondo.
Oggi, grazie alla globalizzazione, abbiamo dovuto adottare misure di sicurezza per impedire che questi inconvenienti si diffondessero a macchia d’olio. In certe zone del mondo, infatti, abbiamo bisogno di vaccinarci prima di poter usufruire appieno della vacanza che abbiamo scelto (città dell’India, di Africa etc.).
In Brasile, per esempio, per generazioni la febbre gialla era endemica del bacino amazzonico, dove prosperavano le zanzare che la diffondevano. Quindi la malattia minacciava le persone che vivevano e lavoravano in quelle località della foresta pluviale. Nel 2016, tuttavia, la febbre gialla è uscita dal bacino amazzonico portata dalle zanzare, e nel 2017 aveva ormai raggiunto le megalopoli brasiliane come San Paolo e Rio de Janeiro: oltre 30 milioni di persone sono minacciate dall’arrivo della malattia che uccide tra il 3 e l’8 percento dei soggetti contagiati. Ciò è dovuto all’espansione dei tropici, al cambiamento del clima e alla deforestazione che intensifica la migrazione.
E’ la cosiddetta “globalizzazione delle pandemie”.
Un caso?
Non è forse ciò che, in diversi termini, stiamo vivendo oggi?
E come mai non ne sapevamo molto?
La malaria è una piaga da un milione di vittime all’anno. Al momento a noi pare un problema tanto lontano. Purtroppo l’espansione dei tropici, dunque di ambienti sempre più caldi, facilita la migrazione di queste zanzare che la diffondono.
La malaria, per capirci, prospera nelle regioni più calde. Secondo le stime della Banca Mondiale, nel 2030 dovranno affrontarla 3,6 miliardi di persone, 100 milioni delle quali per effetto del cambiamento climatico.
Questa è la storia del virus Zika, tratto dal libro sopracitato La Terra Inabitabile (pubblicato nel 2019, ben prima dell’attuale pandemia):
“Se fino a poco tempo fa non si parlava di Zika, è perchè era confinata all’Uganda e all’Asia sudorientale; un ulteriore motivo è che in precedenza non sembrava provocare malformazioni fetali. Non è ancora del tutto chiaro cosa sia successo o cosa sia sfuggito alla scienza, ancora oggi, anni dopo che il panico per la microcefalia è parso travolgere il pianeta: forse la malattia si è modificata in America, per una modificazione genetica o una risposta adattiva stimolata dal nuovo ambiente; o forse Zika dà luogo a quei devastanti effetti prenatali soltanto in presenza di un’altra malattia, che potrebbe essere meno comune in Africa.”
Un virus che cambia. Un virus che è diventato più pericoloso col diffondersi in un ambiente che non era il suo.
Cosa ci ricorda?
Ovviamente sono due differenti virus, ma il comportamento è simile.
Anche la malattia di Lyme, provocata (poiché trasportata) dalle zecche, ha allargato il suo respiro a causa dei cambiamenti climatici, e gli effetti devastanti sono stati registrati in più parti del mondo.
La giornalista Mary Beth Pfeiffer ha chiarito che il numero dei casi ha subito un drastico aumento in Giappone, Turchia e Corea del Nord, dove fino a pochi anni fa (2010) la malattia non esisteva (zero casi registrati). La presenza di queste zecche è triplicata sia in Europa che in America.
Per concludere: “Gli scienziati ipotizzano che il pianeta possa ospitare oltre un milione di virus ancora da scoprire.”
I batteri sono ancora più complessi, poiché in modo quasi del tutto invisibile e impercettibile, ci aiutano a vivere. Tuttavia, conosciamo ancora poco il loro mondo e come reagiranno ai cambiamenti climatici.
La storia della saiga, l’antilope nana dell’Asia centrale, però, dovrebbe metterci in allerta e farci riconsiderare il nostro modello societario che poi è il nostro stile di vita.
Nel 2015 quasi i due terzi della popolazione della saiga scomparvero nel giro di qualche giorno. Una “moria di massa” inspiegabile.
Gli studi fatti sono però arrivati a una conclusione certa: il colpevole era un batterio che viveva naturalmente dentro le tonsille della saiga senza aver mai minacciato l’ospite prima di allora. D’un tratto il batterio aveva proliferato, era migrato nel flusso sanguigno ed era così giunto al fegato, ai reni e alla milza dell’animale. Perchè? “I luoghi dove sono morte le antilopi nel maggio del 2015 erano molto caldi e umidi”, ha scritto Ed Yong su The Atlantic. “Anzi, i livelli di umidità erano i più elevati registrati sul posto dall’inizio delle rilevazioni, nel 1948. E’ accaduto lo stesso per altre due morie precedenti assai più ridotte, avvenute nel 1981 e nel 1988. Quando la temperatura aumenta molto, e l’aria diventa umidissima, le antilopi muoiono. Il clima preme il grilletto, Pasteurella (questo specifico batterio) è la pallottola”.
Marcello Iori
[…] Bisogna sapere che se un uragano di livello cinque, cioè nella sua massima potenza, sia cosa normale, da qualche anno gli scienziati stanno valutando la possibilità di introdurre una nuova categoria, di livello sei, vista la potenza che certuni hanno dimostrato (Irma, Katrina/Katia, Lorenzo, Dorian, etc.). Le calamità diventano più violente e distruttive, potenziate dai cambiamenti climatici. Più ci avvicineremo alla soglia dei +2 °C, e più gli eventi naturali (e fanno parte anche virus e batteri) diventeranno minacciosi. Ne ho già discusso in un precedente articolo, qui trovi maggiori info. […]