Perché ovunque andiamo riviviamo le stesse situazioni negative?
Conosci il concetto della reincarnazione?
Credo di sì, ma per sicurezza, spieghiamo brevemente di cosa si tratta.
La reincarnazione, intanto, è un’opportunità.
Di seconda battuta, la reincarnazione è un mezzo.
Opportunità e mezzo.
Secondo l’antico popolo vedanta, l’anima passa attraverso numerose vite fisiche con lo scopo di risolvere e soddisfare i propri desideri fino alla liberazione totale dal ciclo di rinascite. L’interruzione dal ciclo di rinascite, il samsara, avviene quando l’anima non ha più vincoli con il proprio passato, ciò si traduce che Essa si libera di tutte quelle cose che continuavano a vincolarla alla forma fisica, e dunque a un mondo materiale specifico, come nel nostro caso: La Terra.
Poiché è di questo che parliamo: desideri, in particolare desideri egoici (che possono provenire da rimpianti, rabbia, insoddisfazioni etc.). E i desideri egoici (che da qui in poi chiameremo irrisolti) significano ATTACCAMENTO.
Sebbene ci siano altre sfumature a proposito dei motivi per cui l’anima passa da una incarnazione all’altra, i desideri irrisolti (o ancora non del tutto sfamati), sono i motivi che la ancorano alle vite materiali (fisiche, dunque con un corpo, dei sensi etc.).
Ciò avviene poiché l’anima stessa desiderosa di sperimentare i mondi finiti (quei mondi materiali che hanno un inizio e una fine), finisce per restarne intrappolata.
Il termine intrappolata potrebbe spaventare, ma non scoraggiarti, arriveremo subito a comprendere che questa trappola è una opportunità e anche il nostro mezzo per ottenere maggiore libertà.
Michio Kushi scrive che quando la vita finisce, si dovrebbe naturalmente tornare al nostro vero mondo di appartenenza, quello spirituale, oppure trasmigrare in mondi materiali più evoluti.
Questa concezione ha radici antichissime. Krishna, la Personalità Suprema descritta nei testi Vedici, enuncia più volte le ragioni della reincarnazione, sottolineando come i desideri e ciò che lasciamo in sospeso ci inducono a ripetere l’esperienza del corpo fisico.
Tornando a Kushi, spiega che quando lasciamo il corpo, lo dovremmo fare liberi da ogni attaccamento, così da permettere all’anima di tornare libera nei mondi superiori. Ma se quel corpo morente è colmo di desideri o attaccamenti, l’anima cercherà un altro corpo per andarli a soddisfare.
Questo perché accade?
Ecco di nuovo Krishna. Krishna è l’Essere che ha permesso l’esistenza dei mondi materiali (attraverso le sue tre estensioni primarie: Visnu, Brahma e Shiva). Insieme alla materia ha creato quello che il popolo dei Veda chiama Maya, cioè il Velo.
Dunque, quando l’anima decide di provare un’esperienza fisica, come venire sulla Terra da essere umano o altro animale, e prende un corpo, viene soggiogata da Maya, che le impedisce (parzialmente) di ricordarsi del proprio vero Sè. E il suo vero Sè è un’essenza mai nata e che mai perirà, poiché appartenente al “regno” dell’Infinito.
Dunque l’anima passa da un corpo all’altro cercando di soddisfare i propri desideri, ma nella continua ricerca di qualcosa di superiore: tornare alla sua vera origine, oppure da Krishna.
Tuttavia, sebbene la reincarnazione si possa riferire apparentemente solo allo scambio tra vita e morte, rivela anche un altro aspetto molto interessante, ed è quello di cui volevo parlarti in questo articolo.
Ti è mai capito (o ti sei mai accorto/a), che i drammi di una precedente situazione, ti seguono anche in altri contesti?
Hai creduto che cambiando lavoro, amicizie o il/la compagno/a le cose potessero andare meglio, mai ti sei imbattuto/a nelle stesse tetre e perverse situazioni di prima.
A me è capitato spesso. E, appunto, spesso non ho riconosciuto che erano rimasugli o irrisolti che mi trascinavo dietro da situazioni e/o contesti precedenti.
Studiando dunque i concetti della reincarnazione, che dicono che l’anima ricomincia dove ha lasciato, ho realizzato che quegli stessi presupposti capitano anche in vita, senza però lo scambio dei corpi. Semplicemente quando scappiamo da una situazione e entriamo in un’altra, partiamo da dove avevamo lasciato. E’ cambiato il contesto, ma non siamo cambiati noi. Ci siamo portati dietro la spazzatura che credevamo aver lasciato alle spalle. Ma non è così.
La reincarnazione avviene in ogni istante e dipende dalle nostre scelte.
Uscire da situazioni malate o complicate può essere una soluzione, e spesso è bene farlo per non rischiare di venirne danneggiati, ma l’errore più comune è quello di pensare che sia tutto finito unicamente perché ce ne siamo distanziati.
In parte è vero, ma in parte è sbagliato.
Siamo ora in un punto critico: ricominciare.
Ricominciamo e poi ci accorgiamo che stiamo di nuovo cadendo negli stessi sbagli di prima.
Cosa possiamo fare?
Mettere a frutto ciò che abbiamo imparato dal passato. E’ esattamente quello che fa l’anima. Ricomincia da dove ha lasciato e cerca di sfamare i desideri residui per continuare il proprio progresso.
Ecco, noi dobbiamo imparare a progredire. E, spesso, progredire significa uscire dalla nostra zona di comfort, provare altre strade.
Credo che la cosa più importante, vissuta sulla mia pelle e dunque divenuta una lezione imparata (spero), è il concetto di lasciare andare. Quasi sempre non vogliamo lasciare andare, non vogliamo mollare la presa, perché pensiamo che adesso le cose possano andare diversamente. In effetti potrebbero, ma a patto che il nostro cuore sia davvero leggero, libero dai residui che ci trasciniamo dal passato.
Io ero andato via da un contesto malato. Sebbene avevo a cuore le persone conosciute lì, purtroppo si erano creati dei meccanismi malsani, di cose non dette, non affrontate, etc. Ho passato, successivamente, dei mesi lontano da quel contesto e poi, credendo di essere pronto, ci sono tornato. Ho capito subito di aver fatto un errore, anche quando ho cercato di mettere a posto le cose, e ho scoperto che c’erano rancori e che le cose non dette purtroppo erano diventati dei tumori. Ormai in quel contesto, ho deciso di convivere con queste piccole situazioni di malintesi e gelosie, lasciando andare, poiché solo così sarei riuscito un giorno a curarle. Non è che ci dovessi pensare davvero, non ho più pensato che potessi davvero risolverle, ma lasciarle andare, aprirmi a nuovi orizzonti senza la snervante oppressione di dover piacere a tutti a ogni costo. Accettando così che le precedenti dinamiche avevano creato dei malesseri taciuti, e dimostrando di esserne dispiaciuto, ho permesso alla mia mente di liberarmi dal fardello di sentirmi perfetto e intoccabile.
Le situazioni spiacevoli che mi ero portato in quel contesto, non erano altro che irrisolti di quello che avevo vissuto ancora prima. Proprio come in un ciclo di vita e morte, nascita e rinascita.
A mano a mano si migliora, perché è questo che dovrebbero servire le esperienze: a farci maturare. A volte riusciamo a risollevare una situazione compromessa, altre volte no o soltanto parzialmente. Va bene. E’ il tempo di staccare, meditare, cercare di capire i propri errori e guardare avanti. Se penseremo che scappare sia la soluzione, dovremo essere consapevoli che ciò che non è stato chiuso ci tormenterà ancora. E non è una colpa esterna, viene da noi, è legato a chi siamo realmente, a quell’Anima che passa di vita in vita cercando di soddisfare i propri desideri ma allo stesso tempo di liberarsene e tornare alla sua vera CASA: l’Infinito.
Marcello Iori